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TIPI D’INSULINA: LE UMANE

Fino agli inizi degli anni ’80 si curava il diabete con l’insulina animale, estratta dal pancreas di bovini e suini. Quel tipo d’insulina produceva però anche effetti avversi di tipo immunologico. Fu una grande innovazione nel 1982 l’introduzione sul mercato della prima insulina “umana”(così detta perchè  la sequenza aminoacidica della molecola è del tutto simile a quella dell’insulina umana), prodotta con la tecnologia del DNA ricombinante.
Le insuline umane sono ancora in commercio ma il loro uso oggi è solo di nicchia, essendo state superate dagli analoghi dell’insulina.

Classificazione delle insuline umane:
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RAPIDE (o regolari): inizio dell’attività dopo mezz’ora dalla somminisrazione;  picco d’attività raggiunto dopo 2,5-5 ore, durata d’azione: 8 ore

1. Actrapid (Novo)

2. Humulin R regolare (Lilly)

INTERMEDIE: inizio dell’attività dopo 1-2 ore; picco d’attività raggiunto dopo 2-8 ore; durata d’azione 18 ore

1. Humulin Isofano (Hum. I) o NPH (Neutral protamine Hagedorn)

2. Protaphane (insulina isofano della Novo)

 LENTE (durata d’azione: 24 ore);  ULTRALENTE (durata d’azione fino a 28 ore)

1. Humulin L (Lenta)

2. Humulin U (Ultralenta)

3. Monotard (Novo)

4. Ultratard (Novo)

AD AZIONE BIFASICA (mix R+I)

Humulin    10\90;   20/80;   30/70;      40/60  e   50/50

Actraphane 10/90;  20/80,    30/70;      40/60;  e  50/50

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I motivi dell’abbandono delle i. umane rapide si possono riassumere nei seguenti punti
1. inizio dell’attività,  lento, dopo mezz’ora dalla somministrazione, da cui la necessità di somministrarla mezz’ora prima del pasto;
2.  picco massimo d’azione, tardivo e non allineato con l’iperglicemia post-prandiale (che solitamente  è massima dopo 2 ore dall’inizio del pasto);
3. durata d’azione prolungata con possibilità d’ipoglicemia a distanza di ore dall’ultimo pasto.

Anche le insuline umane intermedie e lente sono state superate dagli analoghi delle insuline che hanno una durata d’azione più lunga, stabile e prevedibile nell’arco delle 24 ore, con minori probabilità di provocare ipoglicemie.

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